“Vitti ‘na crozza”
“Vitti ‘na crozza” è una delle canzoni più celebri della tradizione siciliana. Il titolo si traduce in “Vidi un teschio” e la canzone ha un tono malinconico e riflessivo. La melodia fu composta da Franco Li Causi nel 1950, ma il testo è di autore sconosciuto e risale a una data imprecisata. La canzone fu registrata per la prima volta su disco nel 1951 dal tenore Michelangelo Verso.
Il testo parla di un uomo che vede un teschio sopra una torre e, mosso dalla curiosità, gli chiede di raccontare la sua storia. Il teschio risponde con dolore, rivelando di essere morto senza che nessuna campana suonasse per lui. La canzone riflette sul passare del tempo e sulla mortalità, con un uomo anziano che riflette sui suoi anni passati e sulla morte che si avvicina.
La canzone è anche un simbolo delle dure condizioni di vita nelle miniere di zolfo siciliane, dove i lavoratori affrontavano un lavoro estenuante e pericoloso. “Vitti ‘na crozza” è diventata un emblema della cultura e della storia siciliana, esprimendo il dolore e la sofferenza di chi ha lavorato nelle miniere.
Nel corso degli anni, la canzone è stata reinterpretata da molti artisti, mantenendo viva la sua potente espressione culturale. Anche il gruppo Amastra, nei suoi tour, ha contribuito a portare nel mondo questo meraviglioso brano avvalendosi di un tenore di straordinario talento, Liborio Lutri, la cui interpretazione di “Vitti ‘na crozza” cattura l’essenza emotiva e la profondità culturale della canzone. La sua voce, potente e pura, si eleva con facilità attraverso le melodie malinconiche, trasportando l’ascoltatore nelle verdi colline della Sicilia. Lirio (per gli amici) non solo canta bene; egli dà nuova vita al brano, con una performance che risuona con passione e autenticità. Ogni nota che Liborio intona è un tributo alla ricca storia siciliana, un omaggio che riecheggia nelle anime di chi ascolta. È un piacere ascoltarlo cantare, e la sua maestria nel tenere le note alte è un vero regalo per gli amanti della musica tradizionale.